Hacker e dubbio
Col tempo ho eguagliato la cultura hacker alla cultura del dubbio.
Dunque contribuire alla cultura hacker significherebbe contribure alla cultura del dubbio. E immagino che, solo questo, non significhi molto.
A tal proposito partirei dalla relazione fra hacker e dubbio.
Chi è un hacker?
Una definizione di hacker che va dritta al punto è:
Un hacker non è altro che una persona che ama capire come funzionano le cose.
Apprezzo particolarmente questa definizione perché non accenna minimamente ai computer. Ciò non toglie che fra hacker e computer ci sia un forte legame.
Mi soffermo brevemente su questo aspetto…
Il motivo principale di questo legame, secondo me, va ricercato nel processo che porta alla stesura di un software. Privati di quest’ultimi un computer è solo metallo.
I software risolvono problemi, più o meno complessi, che spaziano in un campo il cui limite è l’immaginazione umana.
Difatti ci sono:
- software che generano musica, dipinti, arte
- software che calcolano il percorso più breve da un punto A a un punto B
- software che aiutano le persone disabili
- software che permettono di comunicare
Insomma ampia applicabilità.
Il processo che porta alla stesura di un software corrisponde ad una profonda analisi del problema che si vuol risolvere.
In altri termini scrivere un software signfica capire “come funziona” un problema.
Dunque, non può non esserci un forte legame tra hacker - che ama capire come funzionano le cose - e i software - la cui stesura corrisponde a capire un problema, della più svariata natura.
Quindi, i software, e per metonimia i computer, sono solo un mezzo attraverso il quale un hacker può sperimentare e capire come funzionano le più disparate cose.
Per me il legame fra computer e hacker è qui…
Cos’è il dubbio?
Il dubbio è libertà. Il dubbio permette la ricerca. Il dubbio permette la sperimentazione.
In un regime dittatoriale non può esistere il dubbio. In un sistema dogmatico non può esistere il dubbio.
Il dubbio è alla base della conoscenza, della ricerca e del processo, dunque, attraverso il quale si comprendono come funzionano le cose.
L’hacker convive col dubbio. Lo asseconda. Lo coltiva…
Condivisione della conoscenza
A questo punto il legame fra hacker e dubbio è evidente. Ma cosa significa contribuire alla cultura hacker? Alla cultura del dubbio?
In altri termini: come si può contribuire alla cultura hacker?
Condividendo la conoscenza.
Conoscere maggiormente un argomento causa un’analisi sempre più dettagliata, precisa e profonda dell’argomento stesso.
I dubbi diventano più sottili, più specifici, più intriganti. La cosa più soddisfacente per un hacker…
Una citazione che in tal contesto apprezzo molto è:
Diceva Bernardo di Chartres che noi siamo come nani sulle spalle di giganti, così che possiamo vedere più cose di loro e più lontane, non certo per l’acume della vista o l’altezza del nostro corpo, ma perché siamo sollevati e portati in alto dalla statura dei giganti.
(Giovanni di Salisbury, Metalogicon, XII Secolo)
In sostanza: condividendo la conoscenza si genera altra conoscenza. Necessariamente…
Obiezione n.1
Un punto su cui vorrei soffermarmi è un’obiezione abbastanza comune:
Perché condividere la conoscenza?
È un vantaggio che si ha (su un’altro individuo)… Perché sprecarlo?
Credo che questo sentimento, più o meno diffuso, possa essere associato al mancato apprezzamento del valore del dubbio. Questo, a sua volta, causa una concezione statica della conoscenza.
Credere di conoscere quel qualcosa in più può dare quel senso di certezza, quel senso di sicurezza. Mentre condividendo quel senso verrebbe perso.
Ma per un hacker - che vive di dubbio, che coltiva il dubbio - questa concezione non ha senso. E, in modo naturale, viene ripudiata perché corrisponde ad una pietrificazione della ricerca e della conoscenza.
Il dubbio è moto che genera altro moto.
Un hacker è in ricerca costante e non associa staticità alla conoscenza.
Conclusioni
Essere un hacker è più uno stile di vita che altro.
È legato alla ricerca, alla curiosità, al dubbio. È legato solo incidentalmente ai computer.
Direi che gli hacker esistono dal giorno in cui il primo Homo Sapiens ha camminato, odorato, auscultato.
Concludo con una citazione letta oggi. Credo sia perfettamente collegata all’obiettivo del post:
Non vi è esperienza più liberatoria, più esaltante che determinare la propria posizione, dichiararla coraggiosamente ed agire con fermezza.
Eleanor Roosevelt
Condividiamo, condividiamo, condividiamo.
Happy hacking to all!